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Espropriazione di suolo su cui insistono fabbricati realizzati senza previa concessione edilizia - calcolo dell'indennità di esproprio - criteri per la determinazione.
Qualora il Comune abbia deciso di espropriare il suolo (situato in un'area classificata come dal piano regolatore), su cui insiste un'azienda con i fabbricati che vi sono stati realizzati, peraltro senza previa concessione ma successivamente fatti oggetto di richiesta di concessione in sanatoria, tuttora all'esame dell'Autorità Comunale, occorre chiedersi se sia possibile addivenire ad un calcolo dell'indennità di esproprio che tenga conto della vocazione dell'area, e dunque del suo valore effettivo, atteso che detta area non può essere apprezzata come semplice suolo agricolo, nonché dei fabbricati ivi insistenti, ancorché allo stato non ancora sanati. La quantificazione dell'indennità di esproprio propone, in effetti, il conflitto tra il diritto alla proprietà privata, da un lato ed i principi di solidarietà sociale e di finanza pubblica dall'altro. Il legislatore, al fine di assicurare ai proprietari espropriati, un equo indennizzo, ha adottato un sistema dualista, distinguendo tra aree edificabili ed aree agricole. Mentre per le prime ha accolto un criterio ancorato al valore di mercato del bene( media tra il valore venale del bene e la capitalizzazione del reddito dominicale rivalutato), per le seconde ha previsto che si applichi il valore agricolo medio ( fissato dall'Ufficio Tecnico Erariale, in base a numerose variabili). Nel sistema indennitario così congegnato non sembrerebbe esservi spazio per fattispecie che prescindano dalla classificazione urbanistica dei suoli. Sennonché, nella realtà, stride con il senso comune che un'area pur classificata come non edificabile, ma che ciononostante presenti un indubbio valore di mercato per l'utilizzazione commerciale cui è destinata, in caso di esproprio non venga valutata come edificabile (sul piano del fatto). La giurisprudenza ha finito così con l'affermare che anche al di fuori delle previsioni urbanistiche, può sussistere per la collocazione dell'area interessata una qualità sostanziale di edificabilità. E' stato affermato che la destinazione agricola risultante dagli strumenti urbanistici non è sufficiente ad escludere la natura edificatoria del suolo, dovendosi tener conto del valore commerciale del terreno desunto da una serie di indici che vanno dall'ubicazione in zona residenziale, alla presenza di strade o servizi pubblici ed ogni altro indizio dal quale possa dedursi la sua potenzialità edificatoria. Nella casistica giurisprudenziale, però, la differenza tra edificazione legale e abusiva non è irrilevante, non sembra possibile, dunque, attribuire natura edificatoria alle aree destinate dal piano regolatore all'esercizio dell'agricoltura in presenza di una situazione di urbanizzazione abusiva in atto.

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WEBMASTER:PHIDIA - Ultimo aggiornamento 1 maggio 2007